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Prototipo Haiti

PROTOTIPO in balle di paglia di riso con struttura autoportante.

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Questa struttura sperimentale ideata per la ricostruzione ad Haiti, è stata realizzata nell'ottica dell'utilizzo di materiali locali e dal costo contenuto. 

Le pareti portanti sono interamente in paglia di riso pressata in balle. La struttura del tetto è in bambù mentre le fondazioni presentano un particolare sistema pensato per l'isolamento sismico che sfrutta l'elasticità dei copertoni usati delle auto.

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Il progetto è il risultato concreto di una tesi di laurea svolta da due studenti di architettura del Politecnico di Torino, Matteo Restagno e Gian Nicola Ricci, recatisi un mese ad Haiti per analizzare le tecniche costruttive maggiormente praticate sull'isola, visitando una dozzina di cantieri di ricostruzione in seguito al terremoto del 2010.

Il viaggio è diventato inoltre occasione per entrare in contatto con la realtà socio-economica in cui versa Haiti ed innescare una rete di contatti con associazioni locali ed internazionali che lavorano per lo sviluppo del paese.

Tra queste, RACPABA, un'associazione di agronomi haitiani che raccoglie più di 2000 piccoli produttori di riso nella valle dell'Artibonite e li aiuta a sviluppare il loro raccolto soffocato dalla concorrenza straniera.

Da questo incontro nasce la conferma dell'utilizzo della paglia di riso come materiale da costruzione, attualmente uno scarto della produzione agricola ma dalle grandi potenzialità di riutilizzo.

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Il prototipo ha permesso di studiare la tecnologia costruttiva in balle di paglia di riso portanti attraverso la realizzazione di una vera "fetta" di edificio così come si potrebbe costruire ad Haiti.

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La paglia di riso ed il bambù sono i materiali  facilmente reperibili ad Haiti e costituiscono l'ossatura principale del prototipo. Viene ridotto al minimo l'utilizzo di altri materiali dai costi maggiori come il legno, utilizzato per il solaio inferiore.​

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​La massa dell'intero edificio poggia su fondazioni in copertoni riempiti con terra pressata. Questi ultimi poggiano su di un cordolo in calcestruzzo inserito nel terreno e fungono da smorzatori, riducendo il periodo proprio di oscillazione dell'edificio durante un'evento sismico.

Le fondazioni sono ulteriormente rese solidali all'edificio tramite barre metalliche annegate nel cordolo in calcestruzzo, queste attraversano i copertoni per poi ancorarsi al solaio inferiore su cui si sviluppano i muri in paglia.



Importare ad Haiti una nuova tecnologia costruttiva comporta la riorganizzazione di un nuovo iter progettuale.

L'utilizzo di materiali diversi da quelli comunemente impiegati e lavorazioni differenti rispetto a quelle tradizionali devono quindi essere insegnate alle persone, che possono così acquisire nuove conoscenze.

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Nasce così la volontà di scrivere un breve manuale schematico che, partendo dallo sviluppo dell'edificio dalle fondamenta al tetto, riorganizza il processo costruttivo in grandi "step", offrendo una pratica guida per l'autocostruzione. 

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